Conoscete l’arte del kintsugi?
Di solito, quando si rompe qualche cosa la gettiamo via. La pratica giapponese del kintsugi fa l’esatto opposto: evidenzia le fratture e le impreziosisce aggiungendo valore all’oggetto rotto. Questo risultato si ottiene riunendo i pezzi e ricostruendo l’oggetto, utilizzando oro o argento liquido ed evidenziando le nuove nervature create. Non si nascondono le cicatrici, anzi le si esaltano dopo averle impreziosite con il metallo pregiato. Così ogni pezzo riparato diviene unico e irripetibile, per via della casualità con cui la frattura si realizza. È un’arte magica, che dà valore alle cose che altrimenti non avrebbero più valore ma verrebbero scartate, dimenticate, eliminate.
In momenti come questi, in cui le nostre certezze vengono frantumate da eventi imprevedibili e ingestibili, l’arte del kintsugi non può che offrirci una buona occasione di riflessione.
Non tutto quello che sembra ‘andato a pezzi’ risulta veramente così: può diventare un passaggio indispensabile, di cui certamente faremmo tutti a meno, ma che può regalarci un attimo di riflessione per comprendere la fragilità di un sistema basato sull’indifferenza, sul consumismo, sulla frenetica ricerca dell’apparire.
L’evento che sta sconvolgendo il nostro quotidiano limita proprio la parte più esibizionistica del nostro vivere, distruggendo il concetto essenziale della libertà: la condivisione.
Quando tutto sembra perso, la riorganizzazione del proprio tempo diventa ricchezza. Trasforma il convulso vivere in un riflessivo spazio alla ricerca di essenza e piacere. La condivisione che credevamo perduta si è solo trasformata: le famiglie tornano a spendere il loro tempo con i figli, si rispolverano libri e strumenti musicali, l’aberrazione del nulla si riempie di inimmaginabili stimoli. Idee che cambieranno forse per sempre il nostro futuro e il nostro modo di vivere. Superato lo sconforto ci si riorganizza.
Mia figlia, che lavorava come insegnante di sostegno a Milano, ha temporaneamente abbandonato la scuola per i motivi di cui tutti siamo a conoscenza. Ieri pomeriggio, utilizzando una macchina da cucire che gli avevamo regalato, ha realizzato una custodia per il suo Kindle, recuperando così una meravigliosa arte forse dimenticata, ma sicuramente sottovalutata.
Le ho chiesto di realizzarmi un portapenne, e questa sera mi ha mandato una foto del prodotto richiesto, dimostrando manualità e gusto. Pur se non possiamo vederci di persona e non possiamo passare la nostra giornata insieme, io da Bologna e lei da Milano abbiamo iniziato a condividere parte del nostro tempo e delle nostre idee, come forse non avevamo mai fatto.
Così nascono i progetti. Ogni disastro diventa un’opportunità e si cresce, nonostante il dubbio e l’incertezza del quotidiano. Ho visto, in giro per i social, tanti amici rimboccarsi le maniche utilizzando il loro tempo per completare lavori sospesi, o concedersi l’occasione della vita realizzando un desiderio tenuto sepolto per tanto tempo, come quello – per esempio – di imparare a suonare uno strumento. Il tutto accompagnato da un entusiasmo che credevo perduto.
Questo periodo oscuro finirà, lasciando per strada i cocci di un’esistenza turbata e sconvolta. Starà a noi raccogliere i pezzi e, come nella tecnica kintsugi, legarli insieme con la cosa più preziosa che possediamo: il nostro tempo.
Così il futuro non sarà ‘pianto e stridore di denti’, ma gioia e speranza e – soprattutto – consapevolezza.
Una lezione che non dimenticheremo mai… almeno si spera.